Gdf Como sequestra 2.100 articoli pericolosi per la sicurezza dei consumatori

Nell’ambito di un piano di rafforzamento del dispositivo di contrasto ai fenomeni di illegalità economico-finanziaria che interessano le località ad alta vocazione turistica, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Como ha disposto una serie di controlli volti a verificare la conformità e sicurezza dei prodotti posti in vendita dagli esercizi commerciali della provincia.

Nel corso di tali controlli, condotti anche a seguito delle segnalazioni giunte al numero di pubblica utilità “117”, i militari del Gruppo Como hanno sottoposto a sequestro, in due negozi del capoluogo, nr. 2.100 calamite e portachiavi, venduti quali souvenir ai turisti, risultati privi delle indicazioni minime richieste dalla legge e potenzialmente pericolosi per la salute dei consumatori.

In merito, si ricorda che, ai sensi del Codice del Consumo (D.Lgs. 206/2005) e del Reg. UE 1169/2011, i prodotti destinati al consumatore, commercializzati sul territorio italiano, devono riportare obbligatoriamente, in lingua italiana sull’etichetta, sul prodotto, sulla confezione o sul foglio informativo, le indicazioni relative: alla denominazione legale o merceologica del prodotto; al nome/ragione sociale/marchio e sede legale del produttore o di un importatore stabilito nell’Unione europea; all’eventuale presenza di materiali o sostanze che possono arrecare danno all’uomo, alle cose, all’ambiente; ai materiali impiegati e ai metodi di lavorazione ove possano essere determinati per la qualità e le caratteristiche merceologiche del prodotto; alle istruzioni, e alle eventuali precauzioni e destinazione d’uso, se utili ai fini della fruizione e sicurezza del prodotto.

Al termine delle attività, i due rappresentanti legali delle imprese coinvolte sono stati segnalati alla Camera di Commercio di Como-Lecco per la vendita dei prodotti non conformi, per violazione degli obblighi di informazione del consumatore e di etichettatura dei prodotti.

L’irregolarità comporterà una sanzione amministrativa compresa da 516 a 25.823 euro.

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